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I casoni

Nei territori di Caorle e Bibione si conservano numerosi significativi esempi delle costruzioni tipiche dell’area lagunare-valliva, conosciute con l’appellativo dialettale veneto di “casoni”. Si tratta di esempi di architettura ancestrale, caratterizzata da un disegno di particolare semplicità, ma al tempo stesso da una rustica funzionalità e soprattutto dall’impiego di materiali da costruzione tratti direttamente dall’ambiente fluviale e lagunare e sottoposti a lavorazioni elementari.

casone depliant ok okFin dalle lontane origini, che si presume possano risalire al Neolitico e in qualche caso fino agli anni che precedettero la grande alluvione del 1966, i casoni erano adibiti ad abitazione permanente di famiglie dedite all’attività di pesca e di caccia. Dopo gli eventi della grande alluvione, che segnarono la conclusione di un’epoca e di una fase economica anche nell’area di Caorle, gli stessi casoni divennero dimore stagionali: funzione che tuttora, almeno in parte, conservano. Essi venivano costruiti in prossimità delle sponde dei grandi alvei lagunari, dei bacini vallivi o sugli affioramenti insulari più elevati ed erano spesso raggiungibili soltanto mediante imbarcazioni. La pianta dell’edificio, realizzato esclusivamente con materiali di natura vegetale e caratterizzato da un solo vano, era ellittica e le pareti inclinate a formare gli spioventi del tetto, che pertanto risultava appoggiato al suolo. L’ingresso, rientrante rispetto al profilo della parete, si collocava su una delle due estremità ed era caratterizzato dalla presenza di paretine e di una porta in tavole, mentre sui fianchi si aprivano piccole finestre basse. Sul pavimento in terra battuta e al centro del vano, poggiava un focolare in mattoni, di profilo quadrato e privo di camino, in modo tale che il fumo potesse fuoriuscire direttamente filtrando dall’intersezione superiore degli spioventi di canna. L’intera copertura veniva realizzata mediante fascetti di canna di palude opportunamente essiccati e sistemati a scalare in modo da ottenere uno spessore consistente, in grado di impedire le infiltrazioni della pioggia, di costituire un efficace isolamento termico per il vano interno e da deteriorarsi in tempi il più possibile lunghi.
La struttura portante era costituita da travi inclinate e appoggiate all’estremità, in modo da supportare gli spioventi e da pali trasversali su cui veniva fissata la canna. I primi erano ricavati da giovani tronchi di olmo o di ontano, rozzamente squadrati, mentre i secondi erano ricavati da robusti rami di salice, flessibili e tenaci. L’interno del casòn era poi caratterizzato anche da un soppalco in tavolato, che occupava i due terzi della lunghezza del vano e su cui venivano collocati i giacigli per il riposo notturno; a esso si accedeva mediante una rustica scala a pioli. La durata della copertura in canna palustre, ovvero i suoi tempi di deterioramento, poteva raggiungere per i casoni costruiti da mani esperte, anche i vent’anni; la materia prima comunque abbondava e costituiva come tale un’autentica risorsa. Relativamente frequenti erano invece gli incendi, ovvero gli incidenti che determinavano la completa distruzione della struttura.
A Caorle e Bibione i casoni che resistono alle ingiurie del tempo, all’abbandono e all’imperizia di chi dovrebbe garantirne la conservazione mediante il periodico ripristino delle coperture in canna palustre, sono complessivamente alcune decine. Essi sono collocati in diverse località e presentano talvolta contaminazioni strutturali dovute all’estemporanea fantasia di costruttori recenti. In un caso, all’estremità meridionale della Palude delle Zumelle, presso il Terzo Bacino di Bibione, è stato inoltre realizzato un piccolo nucleo di casoni dotati di moderne soluzioni tecnologiche, quali il riscaldamento a pavimento mediante acque termali. Dato singolare ed emblematico: la manodopera per la costruzione delle spesse coperture in canna, con spioventi poggiati su basse pareti verticali, è stata importata dall’Ungheria.

I luoghi ove si possono osservare gli esempi più significativi di casoni caorlotti sono comunque i seguenti:
Bocca di Volta: vi si conserva un autentico e suggestivo “villaggio”, ovvero un nutrito nucleo di casoni, collocati sulla sponda destra di Bocca di Volta e risalente al XVII secolo. Alcuni dei casoni attuali sono tuttora utilizzati dai pescatori che svolgono la propria attività nei canali limitrofi.
Destra Nicesolo e Falconera: dal villaggio di Bocca di Volta e fino a Falconera, lungo l’argine destro del Nicesolo inferiore, si colloca una sequenza di numerosi casoni e di “cavane” di foggia e dimensioni diverse, spesso adibiti a funzioni di soggiorno ricreativo e talvolta in rovina.
Valle Vecchia: vi si trovano alcuni casoni, collocati presso l’argine di Falconera, all’estremità occidentale dell’area, lungo il canale Baseleghe, in piena superficie di bonifica e presso l’estremità orientale denominata Punta Lunga. Questi ultimi, in numero di tre, sono da considerarsi ormai perduti a causa della forte erosione del litorale.
Palude delle Zumelle e Terzo Bacino: lungo l’argine orientale delle Zumelle si trovano tre nuclei di casoni disposti in sequenza, ben conservati e innovativi, come nel caso descritto. La loro destinazione d’uso è generalmente ricreativa e lo stato di conservazione è buono.
Litoranea Veneta: all’altezza della confluenza del canale di Lugugnana nella Litoranea Veneta, a nord della Vallesina di Bibione, si trovano due grandi casoni in ottimo stato di conservazione e adibiti a soggiorno ricreativo.
Prati Nuovi: presso la sponda sinistra del canale dei Lovi, immediatamente a monte dell’idrovora collocata presso lo sbocco del canale Loregolo si trova un bell’esempio di casone circondato da folti tamerici e anche in questo caso adibito a funzioni di soggiorno ricreativo

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