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La laguna

Le lagune rappresentano uno degli ecosistemi di transizione tra terra e acqua più diffusi nel mondo. Dove i grandi fiumi sfociano in mare, in ampi delta ed estuari si formano lagune. La laguna di Caorle rappresenta, assieme alla laguna di Venezia e quella di Marano-Grado, ciò che oggi rimane di un’antica e vasta fascia lagunare estesa, in epoca post-glaciale, da Ravenna ad Aquileia. La configurazione geografica del litorale veneto deriva infatti dall’equilibrio instabile tra le forze operanti dei fiumi, apportatori di detriti erosi a monte e trasportati alla foce, e dal mare, che accoglie i materiali fluviali e li distribuisce lungo la costa. In particolare, la nascita della laguna di Caorle è legata all’avanzamento della foce del Tagliamento, le cui sabbie sono state deposte dalle correnti marine lungo il litorale a costituire le spiagge di Bibione e di Brussa. Tale cordone sabbioso separava un tempo dal mare un complesso e vasto sistema di valli e canali. Tuttavia, dopo il Medio Evo, gran parte dell’originaria laguna è stata bonificata e quello che attualmente resta degli antichi specchi d’acqua salmastra sono le valli arginate Zignago, Perera, Grande, Nuova, e le valli di Bibione Grande e Vallesina.

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Laguna di Caorle oggi – tratto da: C. Marcolin, I. Simonella, M. Zanetti (a cura di), 2004, “Le lagune del Veneto Orientale”, Provincia di Venezia – Settore Politiche Ambientali, Nuova Dimensione, Portogruaro

CENNI STORICI
L’originaria Laguna di Caorle era già stabilmente popolata dai Paleoveneti. La colonizzazione romana si indirizzò prevalentemente verso la terraferma sviluppando i piccoli centri esistenti, propizi all’agricoltura e al commercio, unendoli tramite una fitta rete stradale e fluviale. I Romani furono comunque i primi a compiere delle semplici bonifiche per la regimazione delle acque e l’espansione dei terreni agricoli.
I primi documenti ufficiali riguardanti la storia della Laguna di Caorle risalgono al XI secolo d.C., quando le acque, i canali e le paludi vennero concesse dal Ducato Veneto ai Caprulani in cambio di un annuale tributo al doge.
Il 4 novembre 1439 una sentenza dei Magistrati al Piovevo, l’odierno Magistrato alle Acque, confiscò la Laguna di Caorle ai Caprulani, i quali avrebbero dovuto pagare due ducati d’oro annui per svolgere l’esercizio della pesca.
Un’altra importante sentenza fu quella del 30 marzo 1506, la quale riportava che se in futuro le lagune non fossero state idonee alla pesca e all’attività venatoria il loro godimento sarebbe divenuto dello Stato. In effetti, nel tempo la situazione idraulica lagunare peggiorò a causa delle numerose piene del Livenza e dei corsi d’acqua minori che scaricavano in laguna. Pertanto Venezia, stremata dalla guerra contro i Turchi e desiderosa di finanziare la deviazione del Piave che minacciava di interrare la sua laguna, il 29 agosto 1642 confiscò la Laguna di Caorle per porla in vendita. Una stima fatta dopo pochi anni suddivise la laguna in 20 prese, molte delle quali furono vendute, mentre la XVI rimase ai Caprulani per trasformarsi in futuro nelle valli Zignago e Perera.

1691

Laguna di Caorle 1691 – disegno di Paolo Rossi, Angelo minorelli, Andrea Cornello – Archivio di stato di Venezia, Savi ed Esecutori delle acque